La sosta a Doha non è
stata pesante da sostenere. Anche perché quando all’improvviso sei calato in un
mondo del tutto nuovo è difficile abbandonarsi alla noia. Anche solo guardarsi
intorno è una gioia. A Doha la stanchezza ha cominciato a farsi sentire. E così
ci siamo buttati su due di quelle comodissime poltrone da aeroporto e abbiamo
aspettato che aprisse il gate. In realtà ad un certo punto ci siamo anche
accorti di poter entrarci. Insieme ad una signora sud americana abbiamo
attraversato i metal detector che erano incustoditi e quelli hanno cominciato a
suonare. Dall’altro lato del gate un ragazzo ha iniziato a sbracciare per dirci
di fregarcene e siamo passati. Ci è voluto poco prima che arrivasse un tipo
arcigno a dirci di uscire per fare i controlli. E a Doha i controlli li fanno
per bene. A me però è capitato il personaggio simpatico che voleva sapere come
si pronunciasse Chiara (che lui ha ovviamente pronunciato Ciara!) e Foggia (che
per lui era Fogghìa!!).
Dopo il check security
a Doha è iniziata la lunghissima traversata dell’oceano. Un volo lunghissimo di
13 ore allietato da continue turbolenze che a quanto pare sono la cosa più
normale del mondo e da hostess disponibili che stanno sempre lì a portarti da
bere.
Un consiglio per chi
ha lo stomaco debole e non ha mai volato: non assecondate il desiderio di
passare il tempo mangiando durante le turbolenze. A me non ha fatto un buon
effetto. La cosa positiva è che il sonno arriva e ti rapisce definitivamente e
così parte del viaggio va.
La cosa più
affascinate di quando attraversi il mondo da parte a parte sono i fusi orari.
Due ore dopo l’una di notte di Doha c’era una luce da accecare fino alla costa
ovest australiana, per poi tornare al buio su quella est, tutto in 13 ore!
Dopo 13 ore di up and
down….finalmente Melbourne. Il pilota ci ha messo un quarto d’ora ad atterrare.
Ma solo perché ha dovuto fare la manovra sull’oceano. Uno spettacolo! La città
si allungava sotto di noi come un tappeto di luci bellissime e pulsanti. E si
faceva fatica a realizzare che, oh!!!, eravamo arrivati!
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