domenica 19 maggio 2013

In fase di adattamento linguistico!


Siamo qui da due settimane e io comincio a sentire che il mio organismo si sta adattando.
Il cervello sta facendo uno sforzo sovrumano per non rimanerci secco nel tentativo di assimilare tutte le parole nuove con relativa assurda pronuncia che sta sentendo e guardare la tv in inglese non mi fa sentire più tanto idiota. Però c'è da puntualizzare una cosa: siamo italiani e non mi aspettavo niente di diverso dall'impatto con la lingua. Sarei potuta andare in un paese arabo e sarebbe stata la stessa cosa. 

Diciamocelo, l'inglese in Italia è una materia da inserire nei programmi didattici e niente più. E se qualcuno davvero crede che quello che ci viene insegnato possa avere una qualche utilità nell'eventualità di un trasferimento all'estero...ah, si sbaglia di grosso. 
Io per fortuna ho incontrato Paul all'università, che mi ha fatto capire che non è traducendo Conrad che impari a parlare inglese ma che molto più produttivo è vedere dei film in inglese, i quali ti restituiscono la realtà di una conversazione in inglese. 

Non poter entrare in una conversazione a tuo piacimento, rispondere con una sonora risata al momento giusto, fare una battuta o anche solo un'allusione quando ritieni di doverla fare....non è il massimo! Per non parlare della rabbia che lievita quando vuoi dire qualcosa e non hai le parole per poterlo fare, o quando la cassiera al supermercato ti fa una domanda e tu la guardi allibita e vorresti essere illuminato all'istante dalla sacra saggezza e iniziare a parlare anche il giapponese! 
Passerà anche questa...perché siamo animali atti all'adattamento. Non posso però non pensare ogni giorno a tutti quelli che con la vera valigia di cartone, senza essere nemmeno capaci di firmare, partivano con navi che dovevano sembrare navicelle spaziali, alla volta del Nuovo Mondo spinti dalla disperazione e alla ricerca di una svolta che consentisse loro di vivere dignitosamente. 
Le migrazioni rispondono a leggi diverse....quella a cui io appartengo passa per l'impossibilità di restare a guardare la nave che affonda senza provare nemmeno a stare meglio.
Ma il benessere non è il coniglio bianco che viene fuori dal cappello, non lo è mai stato. 
Quindi noi ci rimbocchiamo le maniche e intanto lasciamo che il nostro cervello faccia un training intenso anche solo per augurare una felice giornata alla cassiera del supermercato!

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