È la sorpresa a monopolizzare lo
sguardo, mentre le parole fanno fatica a trovare forme esplicative.
Da 4 giorni in una terra che a ragione chiamo
straniera e non ho più quell’abbondanza di vocaboli articolati che mi hanno
sempre aiutato a scaricarmi gli occhi e il cuore.
Solo singoli termini a cui ricorrere a metà tra l’italiano
e l’inglese.
SPAZIO.
Spazio per chi vuole arrivare, spazio per chi vuole
privacy. Spazio per gli animali che pascolano liberi e per le case che si
espandono in larghezza e mai in altezza.
Chissà se questa terra ci guarirà da tutti quei
dolorini che come aghi ci hanno punzecchiato negli ultimi mesi. In realtà noi
speriamo che questa terra di sorrisi e “how are you?” ci guarisca dal senso di
rifiuto di cui ci siamo caricati senza volerlo.
Partire è stato un po’ come riprendersi la libertà che
non abbiamo mai avuto. Ma riprendersi la libertà quando non ne hai mai goduto
davvero equivale in realtà all’essere accompagnati fuori dalla porta.
Senza pensare a questo, è sufficiente fare il proprio
ingresso in questa parte di mondo con lo spirito di chi sceglie di fare il
sacrificio di mettersi un passo indietro per farne uno più lungo in avanti.
Mi piace questa terra di equilibri evidenti in cui
non c’è l’ansia di aggiustare ciò che non va, ma solo l’onestà di non invadere
lo spazio altrui.
Da poco ho avuto una breve conversazione con
Madelaine. Il suo nome farebbe pensare ad una esile ragazza francese dai
capelli biondi. E invece è nata qui, nel South Gippsland, è una tosta, piena di
tatuaggi, persino sulle mani ne ha qualcuno. Ha i capelli prugna rasati sui
lati e legati in un codino alto. Ha un piercing vistoso sull’occhio destro e
parla un inglese incomprensibile a cui però oggi ho avuto il coraggio di
avvicinarmi. Le ho chiesto, nel mio inglese improvvisamente temerario, se vive
nel mio stesso paese. Bè, sono stata sfortunata. Se mi avesse detto si me la
sarei cavata bene. Invece mi ha detto no e quindi ho dovuto capire tutta la
spiegazione successiva con tanto di “r” palatali e “th” tra i denti appena
accennate. L’intuito mi ha aiutata e mi ha aiutata anche il fatto che le ho
chiesto di ripetere piano.
Quasi superato il jet lag , comincio a chiedermi come
possa apparire la mia faccia vista da fuori. Forse perplessa, sicuramente molto
attenta e concentrata.
Per adesso godo dell’alibi di essere arrivata 4
giorni fa.
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