C’è una parola che non avevo mai sentito prima e
quando si dice che non si finisce mai di imparare, bè, non
è solo un detto. Non
è ammessa superficialità in certe questioni. Soprattutto quando una conoscenza
approfondita della cosa può facilitare la relazione con essa.
Koreniki è una parola strana, un po’ esotica che fine
a qualche giorno fa non avevo mai sentito ma che adesso ha sopraffatto tutte le
mie difese. Dal fascino lessicale alla cruda realtà il passo è breve! È una
varietà di oliva proveniente dalla Grecia dalle caratteristiche indiscutibili,
una su tutte, la sua grandezza (sarebbe più corretto dire la sua piccolezza!). È
piccola da fare impressione e a momenti si fa fatica a pensare che sia dotata
di nocciolo. Nonostante ciò è un’ottima oliva capace di una buona resa per la
produzione di olio.
Le sue ottime credenziali non sono sufficienti, però,
ad incoraggiare amore per questa oliva così poco collaborativa nella fase di
raccolta.
Ed è qui che nasce LA MALEDIZIONE DELLA KORENIKI. Non
c’è guanto che possa aiutare la presa, né mano d’amianto in grado di rimanere
illesa allo sfregamento con il ramo. Piccola e apparentemente indifesa, si
aggrappa alla vita nel tentativo di ostacolare la sua caduta. Vanta capacità
camaleontiche e assume sfumature difficili da individuare ad occhio nudo. Gode del
mutare della luce per confondersi tra il fogliame e si fa beffe di chi, nella
lena del lavoro, si affanna per la sua raccolta.
La maledizione della Koreniki non sta solo in questo.
La Koreniki è il flagello del picker, perché è evidente che su di essa
aleggiano tutte le buone stelle dell’universo delle olive. Allora quando
comincia il count down e ti rendi conto che ancora pochissimi alberi e non
sentirai più parlare di Koreniki per un bel pezzo…..comincia la grande pioggia.
E allora il momento del confronto è rimandato, e questo dà un certo sollievo.
Ma la Koreniki è come il dente che vuoi strappare subito senza aspettare
momenti migliori.
Cosa si fa quindi a questo punto con la Koreniki
raccolta? Arriva il momento di eliminare i rami e le foglie più grandi per
poter poi procedere alla produzione di olio. Ma la Koreniki porta con sé più
foglie di un’oliva più grande, ne rimane attaccata, non intende andare al
patibolo da sola e tenta di ostacolare il lavoro fino all’ultima fase! Perciò
la maledizione della Koreniki non lascia nulla al caso.
Mi sono sorpresa a pensare che la vita vissuta da un’oliva
fosse una bella storia per dei bambini, ma la Koreniki ha distrutto tutte le
mie ispirazioni letterarie e mi ha portato dritto qui, dove non c’è spazio per
magiche amicizie fra olive greche, olive spagnole e olive italiane. Qui dove
posso solo constatare che l’oliva è protagonista ideale di una storia di
fantasia, ma con l’unico titolo possibile: LA MALEDIZIONE DELLA KORENIKI!
Dopo ore di olive grandi, piccole, nere, verdi, rosse
è facile lasciarsi allucinare dalle forme e dai colori e immaginare realtà che
non esistono, come mimose su alberi di ulivi, o noccioline, qualche volta olive
come ciliegie o olive che diventano acini d’uva. La Koreniki, molto simile in
realtà alle mimose per grandezza, ha preso vita propria e rivelato la sua
indole: una benedizione per i palati ma una sacrosanta maledizione per i
pickers!
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