Piove e la campagna sembra palpitare sotto questa
pioggia scrosciante che vuole lavare a tutti i costi
qualcosa, come se non ci
fosse abbastanza acqua per rinvigorire questa natura prepotente, questa natura
che sa già ben proteggersi dalla civiltà.
Il rumore del ruscello sovrasta anche i pensieri e
porta via la giornata in mulinelli di schiuma mentre le mucche continuano a
pascolare libere e i vitelli a cercare il loro posto placiti sulla linea dell’orizzonte
dove una collina lascia che il cielo e la terra restino perennemente
abbracciati.
Mi ritrovo ancora sotto un patio, come due mesi fa,
ma un patio diverso abbarbicato sulla riva del creek che da il nome a questa
località e raccolgo i miei pensieri come in una treccia da poter poi appendere
per lasciarli essiccare. Perché qui mi sembra solo di poter vivere la giornata
seguendo i ritmi della natura e lei concede tempo e spazio per annodare
pensieri, come se li strappasse via dalla testa concedendo il silenzio che la
città non ammette mai.
La pioggia scende a gocce dalla tettoia e crea una
tenda di piccoli fili di acqua che segna il confine della mia protezione sotto
questo patio scricchiolante e la collina oltre. Seduta su una fredda sedia di
ferro in stile francese batto i tasti del computer per dare forma a ciò che non
può essere descritto totalmente.
Qui la domenica non ha odori diversi dal solito, ma
solo la distensione del riposo e il pungente aroma di biscotti caldi e legna
bruciata nei camini.
I rami di gumtree penzolano attorno come decorazioni
improvvisate dagli alberi mentre io mi sforzo di ammettere che qui si può solo
arrendersi alla vita attorno, anche quando vorrei essere io a dominare.
Ti invidio persino la pioggia!
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