È difficile raccontare attraverso le parole quello
che significa vivere qui. La natura ha rumori che nemmeno si
può immaginare. E allora
ti sembra di avere sempre qualcuno con una straordinaria capacità mimetica che
ti spia dall’alto.
La nostra nuova casa è situata sulla parte più alta
di una piccola altura da cui è possibile vedere un orizzonte irregolare di
colline dagli infiniti verdi. Tutto attorno alberi altissimi e fitti che
ospitano le più incredibili varietà di uccelli e pappagalli che tutto il giorno
si scambiano messaggi indecifrabili e dalle melodie più strambe. Appena fuori
dal lungo viale alberato e costeggiato di ciclamini si giunge su una strada di
terra battuta e proprio dall’altro c’è un bosco fittissimo nel quale non credo
mi avventurerò mai. Da quel bosco l’estate vengono fuori canguri e chissà cos’altro
per concedersi un riposo al sole sul vasto prato che si stende davanti.
La notte qui ha un vestito diverso che non avevo mai
sperimentato. Quando il sole cala dietro la collina colorando il cielo di un
rosso intenso restano solo le ombre a raccontare la notte che arriva a passi
lenti. Dopo solo il buio, quello denso e impenetrabile. Nelle notti di luna
piena invece è come se ci fosse un grande lampione luminosissimo che consente
di vedere persino le colline all’orizzonte.
Il vento non lascia pace al silenzio e durante la
notte è come se la natura si risvegliasse a godersi l’armonia.
Gli animali si fanno più rumorosi e ammetto che è
difficile per chi come me ha sempre abitato in centri abitati razionalizzare e convincersi
che non ci sia nessuno lì fuori, solo animali. Mi sorprendo qualche volta
spaventata a guardare fuori dalla finestra.
Il picco della mia inadeguatezza l’ho raggiunto
qualche notte fa dopo essermi messa a letto. Tentavo di addormentarmi, ma
nulla, non c’era verso. Mi giravo e rigiravo nel letto assordata dal silenzio.
Quando nitido, vicinissimo, sento un rumore
chiarissimo di passi e come un bussare sulla finestra della stanza da letto. Inutile
dire che mi è quasi venuto un infarto. Si impara presto che non ci sono rumori
vicini quando si abita in spazi così ampi. Ma quel rumore era davvero
vicinissimo. Proprio lì. Terrorizzata ho svegliato Cristian e nonostante i suoi
tentativi di calmarmi, il mio cervello non voleva accettare l’idea che per un ladro
malintenzionato casa nostra non è proprio il posto ideale da visitare. Senza precisare
poi che qui dormono con le porte aperte e lasciano le chiavi delle auto in
macchina!
Comunque, io ero finita in un incubo ad occhi aperti
in cui non avevo torce con cui avventurarmi nella notte. Intanto quei rumori si
ripetevano. Sono andata comunque a controllare dall’altro lato della casa senza
riuscire a vedere nulla nel buio pesante
di quella notte senza stelle.
Ho dormito malissimo e solo il mattino dopo ho
realizzato che sotto la finestra della camera da letto c’è una trave di legno
che sta quasi per venire via e che lascia aperto lo spazio vuoto sotto la casa.
Sarà stato un wombat o forse una volpe, magari un opossum o un koala. Ma c’era
qualcuno lì a disturbare il mio sonno. Non è così facile abituarsi a tutta
questa vita che indipendentemente da te fa il suo corso attorno a te.
Ed è proprio in questi momenti che penso a tutti
quegli uomini e donne che 50/60 anni fa arrivarono qua con il coraggio di
pionieri e si stabilirono nel bel mezzo di questa natura selvaggia per crearsi
uno spazio in cui vivere. Allora sì che non c’era nemmeno un prato a dividerli
dalla boscaglia.
Ma mi piace vivere quaggiù dove il vento si incunea
nelle travi della casa e dove è possibile sentire le rane gracchiare come in un
immenso coro, indisturbate, dove la via lattea divide il cielo in due e solo
alzare gli occhi al cielo riempie lo sguardo di meraviglia.
Mi piace vivere qui dove posso reintegrarmi in una
natura a cui siamo tutti disabituati.
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