mercoledì 28 agosto 2013

Reinstatement mode: on

È difficile raccontare attraverso le parole quello che significa vivere qui. La natura ha rumori che nemmeno si
può immaginare. E allora ti sembra di avere sempre qualcuno con una straordinaria capacità mimetica che ti spia dall’alto.
La nostra nuova casa è situata sulla parte più alta di una piccola altura da cui è possibile vedere un orizzonte irregolare di colline dagli infiniti verdi. Tutto attorno alberi altissimi e fitti che ospitano le più incredibili varietà di uccelli e pappagalli che tutto il giorno si scambiano messaggi indecifrabili e dalle melodie più strambe. Appena fuori dal lungo viale alberato e costeggiato di ciclamini si giunge su una strada di terra battuta e proprio dall’altro c’è un bosco fittissimo nel quale non credo mi avventurerò mai. Da quel bosco l’estate vengono fuori canguri e chissà cos’altro per concedersi un riposo al sole sul vasto prato che si stende davanti.

La notte qui ha un vestito diverso che non avevo mai sperimentato. Quando il sole cala dietro la collina colorando il cielo di un rosso intenso restano solo le ombre a raccontare la notte che arriva a passi lenti. Dopo solo il buio, quello denso e impenetrabile. Nelle notti di luna piena invece è come se ci fosse un grande lampione luminosissimo che consente di vedere persino le colline all’orizzonte.
Il vento non lascia pace al silenzio e durante la notte è come se la natura si risvegliasse a godersi l’armonia.
Gli animali si fanno più rumorosi e ammetto che è difficile per chi come me ha sempre abitato in centri abitati razionalizzare e convincersi che non ci sia nessuno lì fuori, solo animali. Mi sorprendo qualche volta spaventata a guardare fuori dalla finestra.
Il picco della mia inadeguatezza l’ho raggiunto qualche notte fa dopo essermi messa a letto. Tentavo di addormentarmi, ma nulla, non c’era verso. Mi giravo e rigiravo nel letto assordata dal silenzio.
Quando nitido, vicinissimo, sento un rumore chiarissimo di passi e come un bussare sulla finestra della stanza da letto. Inutile dire che mi è quasi venuto un infarto. Si impara presto che non ci sono rumori vicini quando si abita in spazi così ampi. Ma quel rumore era davvero vicinissimo. Proprio lì. Terrorizzata ho svegliato Cristian e nonostante i suoi tentativi di calmarmi, il mio cervello non voleva accettare l’idea che per un ladro malintenzionato casa nostra non è proprio il posto ideale da visitare. Senza precisare poi che qui dormono con le porte aperte e lasciano le chiavi delle auto in macchina!
Comunque, io ero finita in un incubo ad occhi aperti in cui non avevo torce con cui avventurarmi nella notte. Intanto quei rumori si ripetevano. Sono andata comunque a controllare dall’altro lato della casa senza riuscire  a vedere nulla nel buio pesante di quella notte senza stelle.
Ho dormito malissimo e solo il mattino dopo ho realizzato che sotto la finestra della camera da letto c’è una trave di legno che sta quasi per venire via e che lascia aperto lo spazio vuoto sotto la casa. Sarà stato un wombat o forse una volpe, magari un opossum o un koala. Ma c’era qualcuno lì a disturbare il mio sonno. Non è così facile abituarsi a tutta questa vita che indipendentemente da te fa il suo corso attorno a te.

Ed è proprio in questi momenti che penso a tutti quegli uomini e donne che 50/60 anni fa arrivarono qua con il coraggio di pionieri e si stabilirono nel bel mezzo di questa natura selvaggia per crearsi uno spazio in cui vivere. Allora sì che non c’era nemmeno un prato a dividerli dalla boscaglia.

Ma mi piace vivere quaggiù dove il vento si incunea nelle travi della casa e dove è possibile sentire le rane gracchiare come in un immenso coro, indisturbate, dove la via lattea divide il cielo in due e solo alzare gli occhi al cielo riempie lo sguardo di meraviglia.


Mi piace vivere qui dove posso reintegrarmi in una natura a cui siamo tutti disabituati. 

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