
Qualcuno
ci avrà fatto caso sicuramente: si tratta della personificazione dei prodotti
che nelle pubblicità, a fini commerciali e comunicativi, assumono le sembianze
di essere umani dotati di parola: dalla carie, alla polvere, passando per il
biscotto. Fino a qualche settimana sarei stata in grado di fare almeno 6 o 7
esempi su due piedi, ma si vede che nell’ultimo mese mi sono disintossicata. Ma
ho notato che qui non è frequente trovarne una, io non ne ho beccata ancora
nessuna. Molto in voga invece sono le pubblicità delle insurance, anche quelle
relative alla morte. Così qualche giorno fa, rilassata, si fa per dire perché devo
concentrarmi anche per rilassarmi davanti alla tv!!!, improvvisamente la mia
attenzione viene catturata da queste due signore che rivolte alla telecamera,
come in un’intervista, dicono qualcosa. Mi sembrava l’inizio di uno show, in
realtà poi capisco che sono una madre e una figlia che raccontano di come sia
stato facile e rassicurante gestire il funerale del loro congiunto, marito dell’una
e padre dell’altra. Erano assolutamente provate dal racconto che facevano ma
rasserenate dalla buona esperienza avuta con questa compagnia di assicurazione,
con la quale il deceduto Mr. aveva saggiamente stipulato un accordo. Bè, che
dire, mi sono meravigliata, ma neanche tanto visto che anche qui la televisione
ha le sue stranezze.
Esiste
uno show molto seguito che va in onda verso le 12.30 che se non mi sbaglio si
chiama Dr. Phil. Lui è uno psichiatra e ospita in studio casi di famiglie
disperate facendo da “mezzano” per trovare soluzioni che possano andare bene a
tutti. Memorabile il caso della 17enne figona incoraggiata dalla madre a
svolgere la professione di attrice hard perché in grado di mettere da parte un bel
po’ di soldi per aiutare la famiglia. La ragazza era a metà strada tra la santa
e la zoccola, la madre invece non capiva come mai il marito fosse così
contrariato se il fine era nobile. Insomma, credo che dr. Phil abbia faticato
un bel po’, e dico credo perché ero arrivata da soli 3 giorni e non capivo
moltissimo, ma l’ho visto urlare verso la madre ad un certo punto. Il
linguaggio non verbale è molto più conciso di mille parole!
Una
cosa carina della televisione australiana è che qui vedo tutti quei programmi
carini che vedevo su sky, come A caccia di tesori che qui si chiama American
Pickers, o quello ambientato nel negozio di pegni a Las Vegas che qui si chiama
Pawn Stars! E mi piacciono anche le pubblicità progresso, molto più belle di
quelle pappe pallose mandate in onda in Italia solo per metterti l’angoscia e
lavarsi la coscienza. Ce n’è una che ha a che fare con la campagna antifumo ( e
su questo avrei molto da dire!) e nello specifico è rivolta alle donne in
gravidanza o a quelle che stanno programmando di avere un bambino e vorrebbero
smettere di fumare. È semplice ma fatta bene!
Un’altra
molto carina che ho beccato ieri facendo zapping è quella contro il bullismo a
scuola. Allora si vede questo ragazzino con i capelli rossi che durante l’ora
della ricreazione è insultato da un gruppetto di ragazzini e ragazzine di varie
nazionalità ( e questo l’ho notato subito!) e il messaggio invita il
telespettatore a denunciare i casi di bullismo diventando così un Bully
Stopper!
Ce n’è
per tutti qui…davvero!
Per
tornare alla campagna antifumo….ecco…ci sono e ne parlo!
Quando
ero ancora in Italia mi avevano detto che l’Australia è molto attiva nella
campagna antifumo e che le sigarette costano un botto. Ma nessuno mi aveva
spiegato in cosa consistesse realmente questa campagna antifumo. Il costo
elevato è l’ultima delle cose, perché a ben vedere è tutto proporzionato. Il
cuore della campagna risiede innanzitutto nel divieto di esporre le sigarette in
bacheche visibili ai clienti. Perciò, entrando in un negozio, IGA o 7eleven per
dirne un paio molto diffusi, cercherete le sigarette ma non le troverete perché
sono conservate in scaffali chiusi a chiave dietro la cassa su cui campeggia la
scritta SMOKE KILLS. Quando chiedete le sigarette, la signorina di turno aprirà
questo scaffale e voi subito noterete che non c’è distinzione di colori.

Questi
sono gli estremismi a cui non siamo abituati ma che fanno anche riflettere
sugli infiniti modi di gestire la comunicazione sociale nei differenti paesi
del mondo.
Va bene,
mi sono dilungata più del dovuto oggi! Ma avevo tutte queste cose qui, calde
calde e non vedevo l’ora di scriverle!!!
Sorry, in realtà Brian è morto a 34 anni.
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